Il campione del mondo WBC dei pesi massimi Tyson Fury (33-0-1, 24 KO), risponde sui social media ad Oleksandr Usyk (20 -0, 13 KO).
Dopo le numerose voci dei giorni scorsi, mediante le quali Gipsy King potrebbe far saltare il grande match, per capricci economici, il gigante inglese ha voluto dire la sua tramite Instagram.
Fury non solo non ha smentito tali rumors, ma addirittura rincarato la dose, mostrandosi insofferente alle lunghe trattative.
Il match che inizialmente doveva realizzarsi in Arabia Saudita (leggi le info), è seriamente a rischio per il prossimo 29 Aprile.
Fonti vicine al campione di Manchester sostengono che il proprio team abbia già bloccato lo stadio di Wembley per quella data, in vista del grande incontro.
In verità, le trattative sarebbero più complesse del previsto, soprattutto perché Tyson vorrebbe i 2/3 dell’intera borsa che spetterebbe ai due contendenti.
Direttamente dal proprio profilo Instagram , Tyson Fury ha chiarito la sua posizione e ha dettato le condizioni necessarie per concretizzare il grande match.
“Sento tutto questo parlare di incontri di boxe, e poi il tuo team vuole il 50%.
Vieni pure a combattere il Gipsy King.
Ma quello che dovrai sapere oggi Usyk è questo: Tyson è avido.
Tu e la tua squadra non valete più del 30% “.
Dopo aver ridimensionato il proprio avversario, The Gipsy King ha spiegato i motivi per i quali il campione ucraino dovrebbe accettare la sua offerta.
“O lo prendi o lo lasci, ma se non lo vuoi, combatterai contro Daniel Dubois in pochi mesi e otterrai qualche milione di dollari.
Quello che dirò tutti i giorni, iniziando da oggi, è che se indugi o scherzi, ti toglierò ogni giornata l’1% del tuo 30%.
Tutto questo finché non lo accetterai.
Ma se rifiuterai, combatti pure contro Dubois per due milioni di dollari, non è un problema.
Ma come hai potuto offrirmi un accordo del genere?.
Non è possibile.
Tic-tock, tic-tock, il tempo scade.
Difficile, alla luce di queste dichiarazioni, che Usyk accetti questa offerta, dato che si tratterebbe più di una provocazione ed umiliazione nei confronti del proprio blasone.
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